«Quel Terminator è là fuori. Non si può patteggiare con lui, non si può ragionare con lui. Non sente né pietà, né rimorso, né paura. Niente lo fermerà prima di averti eliminata. Capito? Non si fermerà mai» – tratto dal film Terminator.
Nell’immaginario comune i robot hanno sempre avuto un aspetto intimidatorio e terrificante, creato dalle immagini indelebili della cultura pop, come l’inquietante occhio rosso di HAL 9000 o il minaccioso teschio sorridente di Terminator.
Ma se usciamo dal mondo della fantascienza per entrare nel mondo reale e sfruttare l’enorme potenziale della tecnologia robotica al servizio delle persone, ci rendiamo subito conto che i robot possono essere assistenti, compagni e amici. Possono svolgere funzioni uniche nella didattica. Quindi la sfida di molte aziende appartenenti a questo settore è quella di umanizzare e commercializzare i robot, cercando di farci dimenticare l’aspetto terrificante che avevamo impresso nella nostra memoria.
La sfida di Aldebaran Robotics
Fondata in Francia nel 2005 da Bruno Maisonnier, Aldebaran Robotics è una delle aziende più note di robotica al mondo e prende il nome da Aldebaran, la stella più luminosa della costellazione del Toro. Specializzata nel campo della robotica umanoide, fino a qualche anno fa contava dodici ricercatori, oggi sono più di quattrocento e lavorano nei laboratori di intelligenza artificiale e meccatronica di Parigi e Nantes. In pochi anni sono riusciti a creare una “famiglia” di robot umanoidi che nei prossimi anni potremmo vedere nelle case al nostro fianco.
Quando si parla di Aldebaran Robotics vengono in mente alcuni nomi come Pepper, Nao e Romeo, gli umanoidi realizzati dall’azienda che hanno riscosso successo in tutto il mondo.
Tutto ha inizio con Nao
Il “primogenito” in casa Aldebaran Robotics è Nao, un robot umanoide di 58 centimetri che ha debuttato nel 2008 come soccer robot nelle competizioni di RoboCup. Il suo campo di applicazione principale all’inizio è stata la robotica educativa. Nao robot è infatti un robot programmabile pensato per essere utilizzato nell’insegnamento di materie scientifiche e tecnologiche.
Grazie alle sue capacità relazionali, può svolgere anche un ruolo terapeutico: viene infatti utilizzato nelle terapie per la cura dell’autismo. Tra gli obiettivi di robot Nao c’è quello di affermarsi anche come robot da compagnia, come social robot per le famiglie.
Pepper e Romeo pronti ad aiutare gli altri
Pepper è un social robot che riconosce le emozioni del suo interlocutore e si comporta di conseguenza. Per ora viene commercializzato solo in Giappone dove sta riscuotendo un grande successo.
Dovremo invece attendere ancora qualche anno prima di vedere all’opera Romeo robot, l’unico robot di Aldebaran Robotics ancora work in progress. Progettato in collaborazione con un network europeo di aziende di robotica e laboratori di ricerca, Romeo robot promette di diventare un badante robot, un robot per anziani e per persone con autonomia limitata.
Ma come è stato possibile realizzare questi veri e propri “essere umani”?
L’azienda ha scelto di affidarsi alle soluzioni SOLIDWORKS® per la progettazione, la creazione di superfici, la simulazione, l’analisi dello stampaggio a iniezione di materie plastiche, la gestione dei dati di prodotto (PDM) e la visualizzazione poiché la piattaforma di progettazione intuitiva e integrata fornisce all’azienda gli strumenti necessari a trasformare l’idea di robot umanoidi in realtà.
“I nostri robot aiuteranno le persone e, quindi, devono essere utili e accattivanti”, ha affermato Bruno Maisonnier – CEO Aldebaran Robotics. “Per convertire le nostre idee in robot veri e propri, abbiamo bisogno di una soluzione 3D potente come SOLIDWORKS”.
Utilizzando gli strumenti di automazione e simulazione della progettazione SOLIDWORKS, Aldebaran è riuscita ad ottimizzare le attività di progettazione dei robot, evitando i costi e i tempi associati alla creazione di prototipi. Con le funzionalità di SOLIDWORKS Routing, i progettisti sono stati in grado di risparmiare il tempo di posa del cablaggio per il robot. Inoltre gli strumenti di analisi strutturale e termica di SOLIDWORKS Simulation hanno permesso agli ingegneri di risolvere problemi di prestazioni, soprattutto per le mani e la testa del robot. Infine SOLIDWORKS Plastics ha consentito al team di progettazione di risolvere i problemi di riempimento di stampi nella produzione delle parti in plastica.
Ovviamente in un settore così competitivo come quello della robotica umanoide, le sfide non sono finite e sicuramente continueranno a regalarci grandi sorprese.