Il tema della realtà virtuale è probabilmente uno dei più interessanti degli ultimi anni, anche grazie alle innumerevoli opportunità d’utilizzo di questa tecnologia. Il 1962 è l’anno in cui Morton Heilig brevetta il Sensorama, una macchina in grado di offrire esperienze di realtà simulata, coinvolgendo quattro dei cinque sensi dell’uomo, attraverso la proiezione di appositi film.
Una macchina per l’empatia
Chris Milk, noto regista di video musicali e fotografo, ha tenuto nel marzo del 2015 un intervento su come la realtà virtuale può essere considerata la migliore macchina (o tecnologia) per l’empatia. Il regista è anche il fondatore e CEO di Within (prima Vrse), un’applicazione per la realtà virtuale immersiva che permette agli utenti di vivere un’esperienza di VR attraverso il proprio smartphone o PC. I contenuti disponibili sulla piattaforma includono diverse tipologie di filmati a 360 gradi, ma le produzioni più interessanti sono soprattutto i documentari girati per le Nazioni Unite, Clouds Over Sidra e Waves of Grace. Il primo ci permette di vivere dal punto di vista di un dodicenne l’esperienza in un campo profughi in Giordania contenente circa 84mila persone, mentre il secondo è incentrato sui sopravvissuti al virus Ebola in Liberia. Milk, comunque, a dimostrazione dell’innovazione portata da questa tecnologia, la considera la cosa più vicina al teletrasporto in questo momento, poiché riesce a portare lo spettatore dentro la storia, facendolo sentire parte della scena.
La consapevolezza dell’utente
La consapevolezza dell’utente, in ambito realtà virtuale, è stato il tema centrale di un dibattito organizzato da Digital RAIGN a San Francisco. L’intervento più interessante, riportato da ZDNet, è stato quello di Anastasiya Sharkova, consulente presso Urban Us (società che investe in startup), che ha parlato della sua prima esperienza con la realtà virtuale avvenuta con TheBlu: Encounter.
«TheBlu: Encounter ti trasporta in una splendida esperienza di realtà virtuale in un oceano permettendoti di avere un incontro ravvicinato con la creatura più grande del pianeta. Immagina di poterti trovare faccia a faccia con una balena blu lunga 24 metri, il cui occhio è grande quanto la tua faccia. Un’esperienza che sembra reale, pur non essendolo, ma che trasmette all’utente un’empatia inaspettata»: è questa la descrizione che è possibile reperire sul sito della compagnia e che descrive le sensazioni provate – anche da Anastasiya Sharkova – durante l’esperienza.
La consulente, infatti, sapeva di vivere un qualcosa di irreale e che la balena era frutto di computer grafica, ma quando ha incrociato il suo sguardo con quello del cetaceo ha sentito una potente connessione emozionale con l’animale. Quell’esperienza ha in seguito mutato il suo comportamento. Ad esempio, nelle settimane successive ha ridotto considerevolmente il consumo di acqua.
Se un semplice filmato di poco più di un minuto è stato capace di mutare il comportamento di una persona, cosa potrebbe fare la realtà virtuale applicata al marketing e alla pubblicità?